Il tempo parziale presso l’Helvetia non è più solo appannaggio delle donne, come dimostrano chiaramente i nostri dati: quasi un collaboratore su dieci lavora già a tempo parziale, e la tendenza è in aumento. Uno di questi è Samuel Weber, che sin dalla sua assunzione, 14 anni fa, lavora all’80 percento come specialista Multimedia & Analytics. Il modello è apprezzato anche nel Servizio esterno. Roger Ebinger, responsabile di vendita presso l’agenzia generale Rapperswil, si impegna a favore del tema conciliabilità.
Dopo il mio apprendistato in mediamatica e uno stage presso l’Helvetia nel settore Branding, sono stato assunto nel Digital Business con un grado di occupazione dell’80 percento. Il tempo parziale mi ha consentito inizialmente di godermi dei weekend prolungati e poi di assolvere un master in comunicazione multimediale. Per me, avere un buon equilibrio tra lavoro e vita privata è sempre stato più importante di una posizione professionale elevata o di una rapida carriera. Durante la mia formazione sono anche diventato papà e da allora il mercoledì è il mio giorno di «turno». Ho preso la decisione di occuparmi un giorno in più dei miei due figli perché per me non solo era importante, bensì anche un’ovvietà. Mi consente infatti di concentrarmi appieno sui miei figli. Inoltre, grazie al mio part-time posso dare la possibilità a mia moglie di lavorare a una percentuale maggiore, in modo tale che possa usufruire di migliori opportunità sul mercato del lavoro.
Faccio il part-time da quando ho iniziato a lavorare e spesso mi sento chiedere: hai figli? Stai seguendo un perfezionamento? Credo che questi pregiudizi non siano destinati solo agli uomini. Se una donna lavora part-time, si pensa subito che è una mamma. Pertanto, è ancor più soddisfacente vedere come negli ultimi anni il tema occupazione a tempo parziale sia diventato accettabile anche per gli uomini. Finalmente se ne parla, e credo che sia importante che questo accada. Anche presso l’Helvetia vengono promossi modelli di lavoro flessibile. Attualmente nel nostro team tre collaboratori su sette, due uomini e una donna, sono impiegati a tempo parziale. Per me non è scontato il fatto che ho sempre potuto contare su team leader bendisposti verso i modelli di lavoro part-time e sempre pronti a darmi supporto sin da 14 anni a questa parte. Lo apprezzo molto, perché sono convinto che il tempo parziale offra molte opportunità, a prescindere se si hanno figli oppure no. Secondo me, i collaboratori che possono realizzare il loro desiderio di un’occupazione part-time sono più motivati, equilibrati e in grado di fornire ottime performance, dato che hanno più tempo per se stessi. Ovviamente questo implica anche delle sfide cui fare fronte, per esempio lavorando part-time, uno si rende conto che ogni minuto non produttivo salta all’occhio. All’inizio occorre un po’ di tempo prima che tutti i reparti sappiano chi è presente e quando. Ed è qui che per me come collaboratore è importante offrire la necessaria flessibilità. Bisogna infatti poter subentrare in caso di bisogno, oppure scambiarsi il giorno libero a fronte di una scadenza urgente. Se va ridotto il grado di occupazione, allora non devono diminuire soltanto le ore, bensì anche il carico di lavoro. Una comunicazione aperta con i quadri dirigenti e un’efficace gestione del tempo sono dunque fondamentali.
Sono consapevole che il tempo parziale è un privilegio e soprattutto una questione di possibilità finanziarie. Tuttavia, sono dell’opinione che è importate decidersi per un ruolo attivo, come pure rivendicarlo. Per me è chiaro: non rinuncerei mai al tempo che trascorro con i miei due figli, nemmeno per guadagnare di più. Per questo motivo, posso solo consigliare agli altri uomini di provare una volta questo modello di lavoro.
Da 11 anni lavoro all’Helvetia come responsabile di vendita all’agenzia generale di Rapperswil. Io non lavoro part-time, però sono molto a favore di questo modello. Nella nostra agenzia generale ci sono tre collaboratori impiegati a tempo parziale e dallo scorso ottobre anche un consulente del Servizio esterno. Sono convinto che i modelli di lavoro flessibile offrano molti vantaggi. Ridurre il grado di occupazione comporta a mio avviso un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata nonché una maggiore produttività ed efficienza. Dato che il salario nel Servizio esterno è meno scalabile, i consulenti possono conseguire anche in part-time un reddito elevato superiore alla media.
Abbiamo constatato che disponiamo di molti consulenti bravi dai 55 anni in su, i quali contribuiscono in maniera determinante al successo dell’azienda. Dato che nel Servizio esterno lavoriamo tendenzialmente più del 100 percento, le nostre giornate lavorative hanno un ritmo molto sostenuto. Non è nostra intenzione spremere tali collaboratori fino al pensionamento, perciò quando cerchiamo i loro successori, facciamo sì che una parte del lavoro affidato ai collaboratori in procinto di pensionarsi venga svolto dalle giovani leve che devono inserirsi. Con questo mentoring reciproco, creiamo così un provvidenziale passaggio di consegne e di competenze che offre al contempo ottime prospettive ai nuovi arrivati. Ed è proprio per le generazioni più giovani, le quali danno maggiore rilevanza alla vita privata, che il tema part-time ha una grande importanza. Questa tendenza la riscontro nel contesto in cui vivo, e anche presso i clienti. Il Covid-19 ha altresì contribuito a conferire maggiore rilevanza a un buon equilibrio tra vita privata e lavoro. Sussiste un vero e proprio desiderio di prendersi consapevolmente più cura di se stessi e di godersi più tempo libero. Per le imprese, le offerte a tempo parziale rappresentano dunque un importante strumento in sede di acquisizione e fidelizzazione del personale. In questo ambito cerchiamo di soddisfare proprio tali esigenze. Naturalmente nel Servizio esterno incontriamo anche certi ostacoli strutturali e organizzativi, ma la mancanza di processi non deve impedirci di lavorare alla strutturazione di un modello di lavoro che è conciliabile per tutti.
In questa sede credo sia importante sottolineare che i quadri dirigenti devono osare di più nell’impiegare collaboratori part-time. I superiori dovrebbero avere la mentalità che fa al caso per implementare modelli di lavoro flessibile anche nel Servizio esterno. Dalla mia prospettiva posso solo dire che noi abbiamo provato questo modello e ne siamo entusiasti. Una ragazza lavora da noi part-time nel Servizio esterno e per noi questo è stato uno dei momenti più importanti dell’anno. La neo assunta lavora in job sharing con un consulente alla clientela e insieme forniscono consulenza nella stessa zona. E il risultato è che abbiamo constatato che il tempo parziale nel Servizio esterno può funzionare bene. Vorrei quindi invitare altri responsabili di vendita a considerare il lavoro a tempo parziale come un’opportunità. Personalmente, sono convinto che quanto più rispetto e stima vengono dimostrati nei confronti di un collaboratore o di una collaboratrice in part-time - se ne hanno espresso il desiderio -, tanto maggiore sarà il suo impegno e la sua disponibilità a fornire alte performance.