Mentre stava navigando alla ricerca di un film Nathalie A., cliente di Coop Protezione giuridica, si è imbattuta in una piattaforma streaming tedesca alla quale ha dovuto iscriversi per poter vedere il film scelto. Presa dall’entusiasmo di aver trovato quello che cercava, non si è però accorta della clausola a caratteri piccoli riportata sulla prima pagina: «5 giorni di prova gratuita, poi il costo sarà di 19,99 € al mese (per 12 mesi)». Alcuni giorni più tardi Nathalie riceve per e-mail la fattura di un abbonamento annuo. Costo: 239.88 Euro. Ma Nathalie non aveva mai auto intenzione di abbonarsi al servizio per un anno. Leggendo attentamente le Condizioni generali d’affari sul sito web dell’offerente rintraccia il motivo alla base della richiesta di pagamento che cita: «Se non disdice l’abbonamento durante il periodo di prova gratuito, il suo account sarà automaticamente convertito in «Premium» per un anno».
Nelle Condizioni generali l’offerente fa riferimento ai costi da sostenere, tuttavia in modo insufficiente. L’introduzione di un nuovo tasto per confermare l’acquisto di beni e servizi, la cosiddetta «Button-Lösung» (soluzione tasto Acquista), è uno strumento giuridico volto ad incrementare la trasparenza delle transazioni online nell’ambito dei servizi a pagamento e che prevede l’indicazione del prezzo sul tasto o in un campo immediatamente vicino a quest’ultimo. Nel caso di Nathalie il prezzo era riportato nella parte alta del modulo, ma non accanto al tasto. Inoltre, la seconda pagina del modulo d’iscrizione non riportava alcuna indicazione in merito alla prestazione a pagamento. È pertanto comprensibile che a Nathalie sia sfuggita questa informazione. Se poi il prezzo è accennato esclusivamente nelle CGA, il contratto non ha alcun valore legale. E in assenza di una base contrattuale, qualsiasi richiesta di pagamento è ingiustificata. La cliente di Coop Protezione giuridica non è pertanto obbligata a pagare.
Dovrebbe comunicare al mittente della fattura che il contratto non è valido e pertanto non pagherà la fattura inviatale. Dopodiché non dovrà più reagire ad altre eventuali richieste.Se dovesse ricevere un’esecuzione, Nathalie dovrebbe sollevare opposizione entro dieci giorni. A questo punto la palla passa al fatturante che dovrebbe richiedere il rigetto dell’opposizione. Poiché tale procedura comporta dei costi e diventa difficile provare la legittimità della pretesa, il fatturante di norma desiste dall’intentare ulteriori azioni.