Per quanto concerne il nostro Paese non esiste soggetto più legato alla Svizzera delle montagne. E questo vale anche per il settore dell’arte. Tutt’oggi il fascino che cime, pareti scoscese, pendii e ghiacciai esercitano sembra essere davvero intramontabile. L’esposizione «Gipfeltreffen» (Incontro al vertice), attualmente allestita all’interno dell’Helvetia Art Foyer, è dedicata proprio questa tematica, che viene affrontata sulla scorta di alcune opere della collezione aziendale.
Quando si entra nella sala espositiva, di solito lo sguardo del visitatore si sofferma dapprima sul disegno a carboncino di Miriam Cahn intitolato «Berge» (Montagne) del 1985. L’opera di fronte all’ingresso appare piuttosto cupa ed è probabilmente per questo motivo che attira immediatamente l’attenzione. Rappresenta una veduta aerea immaginaria su una catena montuosa. L’artista ha realizzato il disegno inginocchiata e sdraiata. A un esame più attento, sull’opera si distinguono anche le sue impronte. In effetti si tratta di un soggetto piuttosto tetro: Miriam Cahn svela di aver creato l’opera «dal punto di vista di un pilota militare e di un lanciabombe». Il fatto che le montagne siano in grado di suscitare uno stato d’animo completamente diverso anche nell’artista, lo si può vedere in una seconda opera, intitolata «Hier wohne ich, 2.5.2014» (Abito qui, 2.5.2014). Il disegno a matite colorate infonde pace, tranquillità e calma. L’opposto del disegno a carboncino che cattura subito l’attenzione.
Se vi trovate davanti all’opera «Berge» di Cahn e vi girate, vedrete un altro quadro sopra l’ingresso: la «Bergstation 2» (Stazione a monte 2) della coppia di artisti Studer/van den Berg. L’opera d’arte raffigura un panorama alpino fittizio, costruito con strumenti digitali. In sintonia con la localizzazione spaziale, la stazione a monte di una funivia si trova al centro della stampa generata al computer. Non è stata creata in riferimento a un luogo specifico, bensì nasce dai ricordi di varie destinazioni escursionistiche del mondo montano svizzero.
Chi vuole salire «ad alta quota», può ammirare altre opere d’arte nella galleria al primo piano: i tre quadri della serie di Michel Grillet «Montagnes-Ciel» (Montagne-Cielo) (2006) indirizzano lo sguardo verso l’infinito. Le catene montuose scure in primo piano realizzate con gli acquerelli lasciano il posto ai colori chiari sullo sfondo fino a quando le forme e i contorni sembrano quasi dissolversi. Il massiccio mondo montano si trasforma in un dipinto creato con una luce trasparente e fluttuante, tratti leggeri che irradiano una calma senza tempo, quasi meditativa.
Una ragione della popolarità dei diversi soggetti del mondo d’alta quota va probabilmente cercata nella loro varietà. Non c’è da stupirsi che vette, pareti rocciose e ghiacciai siano considerati da decenni motivi ispiratori. L’esposizione «Gipfeltreffen» (Incontro al vertice) propone opere realizzate nell’arco di oltre cento anni. Il quadro più datato della mostra è il «Piz Duan» di Giovanni Giacometti del 1908, mentre le opere d’arte più recenti sono i tre dipinti di Thomas Moor del 2019, che prendono il nome dai marchi di acque minerali: «EVIAN», «Elmer» e «VALSER». L’artista si cimenta in un gioco visivo con frammenti di note etichette di acque minerali, da lui finemente integrate o leggermente modificate. Qui le montagne simboleggiano valori quali la purezza, la naturalezza e la freschezza. L’artista tematizza così l’uso delle immagini di montagna come mezzo pubblicitario ed elemento di marketing.
Mentre i dipinti di Giovanni Giacometti o «Flüela» (1985), di Carl Liner, raffigurano montagne vere e reali, nell’esposizione si trovano anche opere che diventano immagini di montagna solo attraverso l’immaginazione di chi le osserva. L’opera puramente astratta «Komplementär-Struktur» (Struttura complementare) (1977) di Andreas Christen, ad esempio, è composta da numerose piramidi bianche. Il rilievo è un gioco di luci e ombre che coinvolge l’osservatore. A seconda del punto di vista, si possono individuare diverse parti della superficie realizzate con gradazioni di grigio finemente sfumate. Se si sta al gioco, la pura astrazione può trasformarsi in un «Incontro al vertice» innevato e illuminato dal sole.