Previdenza complementare

Indagine sul rapporto tra giovani e previdenza: più del 70% è preoccupato per salute, pensione e lavoro

I dati sono eloquenti; i giovani italiani sono seriamente allarmati per il loro futuro.

16 maggio 2016, Testo: a cura della Redazione

 

I giovani italiani sono molto preoccupati per problemi relativi a reddito, salute e futura pensione. Questo è, in estrema sintesi, quanto emerge dal progetto “Sei sicuro?”, un’indagine sul rapporto tra i giovani e i temi previdenziali realizzata dall’istituto di ricerca Eures per Adoc (Associazione Difesa Orientamento Consumatori) e promossa dalla fondazione Forum ANIA-Consumatori.

L’iniziativa, presentata lo scorso 3 maggio a Roma presso la sede della Federazione Nazionale Stampa Italiana, è stata sviluppata da assicuratori e consumatori con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni su alcuni temi che potranno aiutarli a gestire con maggiore consapevolezza il loro futuro: prevenzione e gestione dei rischi, pianificazione, assicurazione e previdenza.

L’indagine è stata condotta da Eures su un campione di circa 500 giovani di età compresa tra i 18 e 35 anni, scelti su tutto il territorio nazionale, a cui è stato somministrato un questionario che aveva la finalità di indagare la loro consapevolezza sul tema del welfare e le forme previdenziali offerte sul mercato.

Da quanto emerge dal rapporto, l’approccio dei giovani rispetto al futuro è denso di preoccupazioni e incertezze, che riguardano in particolare i temi della salute, della pensione e del reddito: circa 8 su 10 (il 77,1%) si dichiarano infatti “molto o piuttosto preoccupati” per la diminuzione del benessere e per la propria situazione previdenziale e pensionistica e oltre l’84% degli intervistati esprime un elevato livello di preoccupazione per il lavoro.

L’aspetto reddituale gioca un ruolo chiave all’interno dell’indagine. Il valore delle entrate mensili degli intervistati risulta pari a 787 euro (poco meno di 10 mila euro l’anno), mentre oltre un terzo dichiara di disporre di meno di 500 euro al mese. Il basso tenore di reddito incide anche sul risparmio: il campione intervistato riesce a mettere da parte solo il 17,3% delle proprie entrate (pari a 136 euro mensili) e il 30,8% dichiara di non risparmiare affatto. Chi riesce a mettere da parte qualcosa, seppure in misura minima, lo fa principalmente per garantirsi un futuro migliore (49%) o per far fronte a situazioni di difficoltà (41,2%).

Affrontando il tema della salute, il 67,2% del campione dichiara di aver usufruito negli ultimi tre anni del Sistema Sanitario Nazionale, ma l’ampia maggioranza dei giovani ritiene che il sistema previdenziale pubblico andrebbe coadiuvato con altre forme assistenziali (mutue) o assicurative (polizze infortuni o fondi sanitari), al fine di garantire al cittadino ogni prestazione sanitaria richiesta.

Riguardo il lato pensionistico, nonostante la “Riforma Fornero” abbia spostato significativamente in avanti la soglia d’età pensionabile (pari attualmente a 66 anni e 7 mesi), circa un quarto degli intervistati ritiene che potrà andare in pensione prima dei 65 anni. Il 37,8% del campione ipotizza tuttavia un termine della vita lavorativa in linea con le attuali aspettative pensionistiche, indicando un’età compresa tra i 65 e i 70 anni, mentre il 38% immagina addirittura di lavorare oltre i 70 anni.

Passando ad analizzare il valore della pensione futura, il 37% dei giovani intervistati presume che riceverà un importo mensile compreso tra 500 e 800 euro. Soltanto per il 19,6% quanto verrà da loro percepito potrà consentire un adeguato livello di benessere durante la vecchiaia, a fronte dell’80,4% convinto che il sistema previdenziale sarà in grado di garantire “poco” (42,7%) o “per niente” (37,7%) un adeguato livello di benessere ai futuri pensionati.

E’ significativo, infine, che oltre 7 giovani su 10 (il 72,6%) ritengano utile avviare un piano di pensione integrativa/complementare, anche se il 60% dichiara di non sentirsi completamente informato su tale forma di previdenza, con la conseguenza che solo il 28,3% del campione intervistato ne ha effettivamente avviata una.
 


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