09/03/2021, Autore: Marcello Andreetti
La nostra casa è un capitale da proteggere, ma anche qualcosa su cui investire per mantenerne il valore o addirittura aumentarlo. In particolare, per conservare l’immobile in buono stato e magari adeguarlo ai più recenti criteri di sicurezza ed efficienza energetica, sarebbero prima o poi necessari adeguati lavori di ristrutturazione, ma i costi?
Se quest’ultimo punto è quello che fino a oggi ti ha bloccato, le buone notizie sotto forma di vantaggi economici, introdotte dal Decreto Legge 19 maggio 2020, n. 34 (il cosiddetto Decreto Rilancio 2020), potrebbero cambiare radicalmente le cose e dare nuovo impulso alla tua voglia di ristrutturare, nonché favorire la ripartenza dei cantieri.
Per usufruire dell’incentivo non basta però una ristrutturazione generica, ma è necessario effettuare interventi di miglioramento energetico degli edifici o di messa in sicurezza sismica.
Si è parlato per questo di un “ecobonus” e di un “sismabonus” del 110% dell’importo dei lavori, anche se sarebbe più corretto parlare di agevolazioni fiscali, ovvero di una detrazione “potenziata”, applicabile, come riporta il Decreto, “nella misura del 110% per le spese documentate e rimaste a carico del contribuente, sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 30 giugno 2022, da ripartire in cinque quote annuali di pari importo”.
In pratica, ciò significa che il costo dei lavori non viene rimborsato immediatamente, bensì recuperato in 5 anni (fino al 110%) scalandolo dall’importo dovuto per le tasse.
Un’opportunità ancora più ghiotta prevista dal decreto, che potrebbe rendere gli interventi virtualmente a “costo zero” (per maggiori certezze a riguardo bisogna tuttavia attendere la pubblicazione del testo attuativo), è quella dello sconto in fattura anticipato direttamente dall’impresa che esegue i lavori e successivamente recuperato come credito d’imposta ed eventuale cessione del credito, ad esempio a una banca.
Per approfondire consulta il decreto
Come accennato prima, per accedere alla detrazione i lavori devono essere finalizzati all’efficientamento energetico dell’edificio, e più precisamente va dimostrato, mediante Attestato di Prestazione Energetica, l’avanzamento di almeno due classi energetiche rispetto all’attuale.
Oppure bisogna apportare un miglioramento della qualità strutturale dell’edificio stesso, sotto forma di interventi antisismici.
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Facciamo infine solo un piccolo passo indietro per approfondire l’aspetto che forse interessa di più la maggior parte delle persone: ovvero capire nello specifico quali lavori di miglioramento energetico diano diritto alla detrazione.
Il decreto cita a riguardo 3 interventi principali:
L’aspetto interessante è che l’esecuzione di uno di questi lavori, definiti “trainanti”, consente di estendere la detrazione ad ulteriori interventi eventualmente associati, quali ad esempio la sostituzione degli infissi, l’installazione di impianti solari e fotovoltaici, di caldaie a biomassa o a condensazione di classe A, o persino di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, naturalmente sempre a patto che l’insieme dei lavori garantisca l’avanzamento di 2 classi energetiche citato sopra.